La Guida Avere Confini Forti
Da tempo questo post era doveroso da parte mia. E’ da quando ho scritto “Modelli: attrarre le donne attraverso l’onestà” , dove menzionavo l’importanza di mantenere forti confini personali, che le persone mi chiedono che cosa siano realmente questi confini, e che forma hanno, e come si costruiscono e si mantengono, e “sono davvero così di aiuto?” “ma sono proprio così importanti?”, e “fanno smettere alla tua ragazza di fare tutti quei peti quando dorme?” e dove sono le mie chiavi, hai visto le mie chiavi, dove sono le mie dannate chiavi?
PS: Impostare forti confini personali non é una panacea per i vostri guai relazionali (o per la perdita delle chiavi). In realtà , sono più un effetto collaterale, frutto di una sana autostima e in generale di un basso livello di bisogno nei confronti delle persone intorno a voi.
I confini funzionano in entrambi i sensi: creano salute emotiva e sono creati da persone con salute emotiva. Sono cose su cui potrete lavorare a partire da oggi con le persone a voi vicine, e poi comincerete a notare differenze nella vostra stabilità emotiva, nella vostra autostima, fiducia e così via. E poi … sì, che ci crediate o no, chi ha confini personali forti è anche più sexy.
Ma prima, facciamo la classica e doverosa lista punto per punto che ogni blog che si rispetti deve fare in questo genere di post. E cioè facciamo la “… è probabile che tu abbia un problema a livello di confini personali se ti capita che …” lista, così capisci subito come sei messo:
- Vi sentite mai come se le persone approfittassero di voi o utilizzassero le vostre emozioni per il loro tornaconto?
- Vi sentite mai come se voi doveste costantemente “salvare” le persone vicino a voi o se voi doveste risolvere i loro problemi per tutto il tempo?
- Vi ritrovate regolarmente risucchiati da inutili battibecchi e insulse discussioni?
- Vi ritrovate ad essere ancora “moooolto” ammaliati o posseduti da una certa persona, più di quanto ragionevolmente dovrebbe essere visto che la conoscete ormai da tempo?
- Nelle vostre relazioni, avete la sensazione che le cose siano sempre o stupefacenti o orribili, senza via di mezzo? O addirittura attraversate un routinario modulo di rottura- riappacificazione ogni due o tre mesi?
- Dite sempre alla gente “quanto odio le sceneggiate drammatiche” ma sembra che vi ci trovate sempre nel bel mezzo, invischiati?
- Passate un sacco di tempo a difendere voi stessi per cose che siete convinti non siano colpa vostra?
Se avete risposto “sì” anche solo ad alcune delle domande qui sopra, allora probabilmente impostate e mantenete confini deboli nei vostri rapporti. Se avete risposto un sonoro “sì” per la maggior parte o tutti gli elementi di cui sopra, non solo avete un grosso problema di confini nelle vostre relazioni, ma probabilmente anche altri problemi personali in corso nella vostra vita attuale.
COSA SONO I CONFINI PERSONALI?
Comincerò con la pratica e mi farò strada a modo mio verso la teoria. Invece di definire cosa siano in realtà i confini (perché non voglio che vi addormentiate addosso a me già adesso), parliamo prima di che aspetto hanno.
Sani confini personali = assumersi la responsabilità delle proprie azioni ed emozioni, e nel contempo NON assumersi la responsabilità per le azioni o le emozioni degli altri.
Le persone con confini mediocri in genere si presentano in due tipologie: quelli che si assumono troppa responsabilità per le emozioni e/o azioni degli altri, e quelli che si aspettano che siano gli altri ad assumersi la responsabilità delle loro emozioni e/o azioni. È interessante notare che questi due tipi di persone spesso finiscono in relazione fra loro.
Alcuni esempi di confini mediocri:
“Non puoi uscire con i tuoi amici senza di me. Sai come divento gelosa. Devi stare a casa con me. “
oppure:
“Scusate ragazzi, non posso uscire con voi stasera, la mia ragazza diventa veramente arrabbiata quando esco senza di lei.”
oppure:
“I miei collaboratori sono degli idioti e arrivo sempre in ritardo alle riunioni, perché prima devo spiegare a loro come devono fare il proprio lavoro.”
oppure:
“Mi piacerebbe prendere quel lavoro a Milwaukee, ma mia madre non mi perdonerebbe mai se mi trasferissi così lontano.”
oppure:
“Posso uscire con te, ma potresti evitare di dirlo alla mia amica Cindy? Lei diventa veramente gelosa quando io ho un ragazzo e lei no. “
In ciascuno scenario, la persona o si sta assumendo la responsabilità per azioni o emozioni che non sono proprie, oppure chiede a qualcun altro di assumersi la responsabilità delle proprie azioni o emozioni.
Per quelli di voi che lo hanno letto, noterete che assumersi la responsabilità per le proprie azioni e non incolpare gli altri sono due dei pilastri citati da Nathaniel Branden nel suo libro “ I sei pilastri dell’ autostima”. Le persone con alta autostima hanno forti confini personali. E praticare forti confini personali è un modo per costruire l’autostima.
Un altro modo di vedere la cosa è che quando manifestate una di queste torbide aree di responsabilità per le vostre emozioni o azioni – aree in cui non è chiaro chi è responsabile e di che cosa, chi è colpevole , e di che cosa, perché state facendo quello che state facendo – allora non svilupperete mai un solido senso della vostra identità.
Per esempio, se ti piace veramente fare judo, ma stai sempre a lamentarti del tuo insegnante per la tua mancanza di progressi e ti senti in colpa quando vai alle lezioni perché tua moglie si sente sola quando tu non ci sei, allora quell’aspetto della tua identità non è propriamente tuo. Allora quel Judo è qualcosa che fai e non qualcosa che sei. Diventa non-autentico, l’ennesimo strumento nel gioco per ottenere maggiore approvazione sociale, piuttosto che qualcosa che soddisfa il tuo desiderio di esprimere te stesso. Si tratta di un bisogno. E la dipendenza dall’approvazione esterna guiderà la vostra autostima sempre più in basso, e renderà il vostro comportamento sempre meno attraente.
CONFINI DEBOLI E RELAZIONI INTIME
Personalmente credo che le questioni di confini personali risultino molto più difficili da affrontare proprio a livello di relazioni familiari. Infatti potete sempre scaricare il fidanzato o fidanzata di turno se diventa per voi “quello stronzo” o “quella stronza”, e il divorzio è sempre in agguato a una mezza dozzina di telefonate di distanza, ma non potrete mai mollare i vostri genitori.
Però, se avete questioni di confine all’interno della vostra famiglia, allora è molto probabile che li abbiate anche nelle vostre relazioni sentimentali. E le vostre relazioni sentimentali sono il posto migliore per iniziare a ripararle.
Magari ad un certo punto ti sei trovato in un rapporto che dava la sensazione di un ottovolante: quando le cose andavano bene, tutto era fantastico, e “loro” vi sembravano fantastici; quando le cose andavano male, “loro” vi sembravano un disastro; e c’era una oscillazione quasi prevedibile tra i due estremi: due settimane di beatitudine, seguite da una settimana di inferno, seguita da un mese di beatitudine, seguito da una terribile rottura e poi da una riunificazione dal gusto teatrale.
E’ l’indice che segnala una relazione di co-dipendenza e di solito rappresenta due persone incapaci di mantenere forti confini personali.
La mia prima relazione seria era così. All’epoca ci sentivamo molto appassionati ed era come se si fosse “noi” contro il resto del mondo. Col senno di poi, era incredibilmente malsano e io sono molto più felice a non esserci più dentro.
Se le persone mancano di confini personali è perché hanno un alto livello di bisogno (o in termini psichiatrici, hanno una “dipendenza”). E queste persone sono bisognose o “dipendenti” perché hanno una disperata bramosia di ricevere amore e affetto dagli altri. E per ricevere tale amore e affetto, sacrificano la propria identità e rimuovono i loro confini.
(Ironia della sorte, è proprio la mancanza di identità e di confini forti che li rende poco attraenti per la maggior parte delle persone.)
Le persone che incolpano gli altri per le proprie emozioni e azioni, fanno così perché credono che se gettano addosso la responsabilità su coloro che li circondano, riceveranno l’amore che hanno sempre voluto e di cui hanno bisogno. Cioè se si dipingono costantemente come vittime, alla fine qualcuno arriverà salvarli.
Le persone che si assumono la colpa per le emozioni e le azioni degli altri sono sempre alla ricerca di qualcuno da salvare. Essi credono che se riusciranno a “riaggiustare” i propri partner, dopo riceveranno l’amore e l’apprezzamento che hanno sempre voluto.
Com’ é prevedibile, questi due tipi di persone sono attratte fortemente le une dalle altre. Le loro patologie combaciano alla perfezione. E spesso, sono cresciuti con genitori che presentavano ciascuno uno o più di questi tratti. Quindi il loro modello per una relazione “felice” si basa sul bisogno e su confini deboli.
Ironia della sorte, entrambi falliscono completamente nel soddisfare i bisogni dell’altro. Infatti, ciò che entrambi fanno serve solo a perpetuare bisogno e bassa autostima, impedendo così di ottenere che i rispettivi bisogni emotivi si incontrino. La vittima crea sempre più problemi da risolvere e il salvatore risolve e risolve, ma l’amore e l’apprezzamento di cui hanno sempre avuto bisogno non viene mai realmente trasmesso dall’uno all’altro.
Nel mio articolo “Models”, quando parlo di autenticità, spiego come nelle relazioni, ogni volta che qualcosa è dato con un secondo fine, con l’aspettativa di qualcosa in cambio, insomma quando qualcosa non è dato come un “dono”, allora perde il proprio valore. Se si tratta di un servizio a se stessi, allora è vuoto e senza valore.
Questo è ciò che accade in queste relazioni di co-dipendenza: la vittima crea problemi, e non perché ci siano problemi reali, ma perché crede che le procurerà la sensazione di sentirsi amata; e il salvatore salva la vittima non perché si preoccupa seriamente del problema, ma perché crede che, se risolve il problema, si sentirà amato. In entrambi i casi, le intenzioni si basano su bisogni e quindi risultano poco attraenti e auto-sabotanti.
Se il salvatore volesse davvero salvare la vittima, direbbe: “Guarda, stai incolpando gli altri per problemi che sono solo tuoi, occupatene da sola.” Questo sarebbe amare realmente la vittima.
E la vittima, se davvero amasse il salvatore, direbbe: “Guarda, questo è un mio problema, non è necessario che tu lo risolva per me.” Questo sarebbe amare realmente il salvatore.
Ma questo non è esattamente ciò che accade di solito …
Vittime e salvatori insieme si procurano una specie di picco emotivo stupefacente l’uno con l’altro; sono come dei tossici che si soddisfano a vicenda, e quando si trovano davanti persone emotivamente sane da frequentare, di solito provano noia o una mancanza di “sintonia”.
Si lasceranno alle spalle gli individui sani e sicuri di sé perché i solidi confini personali di questi partners non stuzzicheranno i loro labili confini emotivi di persone co-dipendenti.
Secondo la prospettiva della “Teoria dell’ Attaccamento”, le vittime hanno la tendenza ad essere tipi con ansia da attaccamento, e i salvatori hanno la tendenza a essere tipi che sfuggono agli attaccamenti.
O come piace definirli a me, i primi sono pazzi e i secondi sono stronzi.
Ed entrambi spesso respingono i tipi “al sicuro” dagli attaccamenti.
Per la vittima, la cosa più difficile da fare al mondo è ritenere responsabile dei propri sentimenti e della propria vita se stessa piuttosto che gli altri. Ha speso la sua intera esistenza convinta di dover per forza rimproverare qualcun altro per sentire una qualunque intimità o amore, e quindi lasciar perdere la terrorizza.
Per il salvatore, la cosa più difficile da fare al mondo è quella di smettere di risolvere i problemi degli altri cercando di costringerli a essere felici e soddisfatti. Nella sua testa, ha trascorso tutta la vita sentendosi amato e apprezzato solo quando stava sistemando un problema o era di qualche utilità per qualcuno, e quindi anche lui è terrorizzato di lasciar andare questa esigenza.
Infine entrambi avviano un processo di costruzione dell’autostima ed entrambi iniziano ad eliminare il comportamento attaccaticcio e ad assumerne uno che risulta più invitante.
Nota a margine: nel mio libro affermo che il comportamento da bisognosi vi rende poco attraenti per la maggior parte delle persone, confinandovi alla frequentazione di persone con un simile livello di bramosia.
Alla fine della fiera sei come tutti quelli che frequenti, dice un vecchio detto.
Se finisci per attrarre solo sciattoni dalla bassa autostima, allora è probabile che anche tu abbia una bassa autostima. Se attrai solo reginette del dramma difficili da accontentare, allora è molto probabile che tu stesso sia una reginetta del dramma. Oh si dico a te, reginetta.
ANCORA QUALCHE ESEMPIO
Dato che si tratta di un argomento su cui molte, molte persone chiedono sempre << Sì, si, bella teoria, ma come si presenta nella realtà?>> , io ricorrerò ad alcuni esempi. I confini personali, sebbene particolarmente cruciali nelle relazioni intime, influenzano notevolmente anche le nostre amicizie, i rapporti familiari e persino le relazioni professionali. Per cui qui sotto includerò una varietà di esempi.
“Jon, lavoriamo insieme da cinque anni. Non posso credere che tu mi abbia fottuto in quel modo davanti al nostro capo. “
“Ma tu avevi un foglio dati pieno di errori. Era importante che fossero presentati dei numeri corretti. “
“Sì, ma tu dovevi coprirmi , era sottinteso. Mi hai fatto sembrare un idiota. Non dovevi mostrarti in disaccordo con me davanti a tutti, in quel modo. “
“Senti, sei simpatico. Sei un amico. Ma non ho intenzione di fare il tuo lavoro al posto tuo. E questo è tutto. Fine della discussione.”
” Io sto facendo il mio lavoro!”
“Bene, allora non dovrebbe importare cosa dico o non dico io.”
Anche gli amici a volte stanno un pochino troppo attaccati. E’ una situazione che appare sotto varie forme nella vita di tutti noi: un amico di vecchia data va in rovina, ma invece di assumersi la propria responsabilità, si aspetta da te che tu te ne prenda un po’ sulle tue spalle perché “questo è ciò che fanno gli amici.”
Accettarlo porta ad amicizie co-dipendenti e malsane. Sì, anche le amicizie possono essere appiccicose e poco attraenti. Avete mai incontrato una di quelle coppie di amici che, separati non fanno altro che lamentarsi e sparlare l’uno alle spalle dell’altro, e poi quando si trovano insieme sembra che tutto vada alla grande?
C’è il rischio che abbiano qualche serio problema di confini come quei due di prima. Amicizie del genere sono fucine di guai in continuazione. State alla larga.
“Mi viene tanta di quella tristezza quando tu e tua sorella non venite a trovarmi. Mi sento molto sola, sai. “
“Perché non esci un po’ di più, mamma? Stringi delle amicizie.”
“Oh, ci ho provato. A nessuno piace una vecchia signora come me. Voi due siete i miei figlioli. Dovreste prendervi cura di me.”
“E noi lo facciamo.”
“No, non lo fate. Passo tanto di quel tempo da sola. Non avete idea di quanto difficile può essere a volte “.
“Mamma, io ti voglio bene e sarò sempre qui quando hai bisogno di me.
Ma sei comunque tu la responsabile della tua solitudine. Io e Jennifer non siamo l’unica soluzione a tutti i tuoi problemi”.
La vecchia storia del far sentire in colpa i familiari. In passato amavo molto il detto ‘Il senso di colpa è un’emozione che non serve a niente’. Ma adesso non ci credo più. Penso che il senso di colpa sia importante quando è legittimo e auto-imposto.
Là dove invece è inutile e dannoso è quando viene usato come strumento per manipolare quelli vicino a voi. Il senso di colpa può risultare incredibilmente doloroso se usato in questo modo.
E non solo perché richiede a te di sentirti responsabile per emozioni che non ti appartengono, ma anche perché implica che non facendolo sei una cattiva persona o in qualche modo meschino.
(Ecco, vedo tutti i miei lettori ebrei che stanno dicendo di sì con la testa.)
Niente mi fa arrabbiare di più, di questi tempi, di una persona che cerca di farmi lo sgambetto con il senso di colpa. Immediatamente li smaschero, e se non li conosco troppo bene, è facile che io metta fine alla relazione di amicizia lì per lì.
Faccio un ultimo esempio. E’ su due persone che hanno una relazione di coppia:
“Ehi, stavo pensando a quel nuovo lavoro che stai cercando. Ho riscritto il tuo curriculum e ho iniziato a inviarne delle copie ad alcune persone addette alle Risorse Umane del mio reparto “.
“Beh, grazie, ma non era necessario che tu lo facessi “.
“Desideravo farlo. Io voglio che tu abbia successo. Stavo anche pensando, di nuovo, che potremmo andare a vivere insieme. Sono andata a vedere degli appartamenti og- “
“Te l’ho detto, io non sono ancora pronto per questo.”
“Lo so! Ma è l’unica cosa sensata. E stiamo diventando sempre meno giovani. Penso che dovremmo semplicemente fare una tentativo. “
“Il mese scorso hai rimpiazzato metà del mio guardaroba con vestiti che ‘tu’ vuoi che io indossi. Poi hai voluto che vivessi con te. Adesso vuoi anche che io lavori con te? “
“Ma io ti amo, voglio prendermi cura di te.”
“Ti amo anch’io, ma devi lasciarmi fare le cose a modo mio. Questo non è sano. Tu prendi il controllo delle mie scelte di vita senza prima consultarmi . “
“Non posso credere che tu sia così egoista! Faccio DI TUTTO per te e ora mi stai accusando! “
“Se davvero ti curi di me, allora è necessario che tu smetta di cercare di controllare la mia vita e mi lasci viverla a modo mio.
“Questo è un esempio di relazione co-dipendente vista dal lato opposto – il lato di un partner che viene soffocato e viziato troppo. Può sembrare molto bello, in superficie. Potresti anche pensare, “Dannazione, vorrei tanto che il mio ragazzo /la mia ragazza facesse questo per me”. Ma la verità è che è piuttosto malsano e alla fine porterà ad altrettanti problemi.
NOTA FINALE SUL SACRIFICIO
Prima di andarcene (mi rendo conto che la cosa si sta dilungando, e non ho ancora trovato le mie chiavi), vorrei fare un appunto conclusivo su sacrificio e relazione di coppia.
L’ argomento più controverso (o ragionevole, a seconda della prospettiva che hai ) è che a volte devi fare qualche sacrificio per le persone che ami.
Questo è vero. Se la vostra fidanzata o fidanzato ha il bisogno, per voi irragionevole, che voi la /lo chiamate tutti i giorni, anche se è solo per parlare tre minuti, allora può essere ragionevole fare un piccolo sacrificio per renderli felici.
L’assunto è che se fate un sacrificio per qualcuno a cui tenete molto, è necessario che sia perché lo volete, non perché vi sentite obbligati o perché temete delle conseguenze se non lo fate. Si ritorna al punto in cui si dice che i gesti di affetto e di interesse sono validi solo se sono eseguiti senza aspettative. Quindi, se vi sentite al telefono con il vostro fidanzato o fidanzata ogni giorno, ma lo odiate e vi sentite come se ostacolasse la vostra indipendenza e provate risentimento e siete terrorizzati al pensiero di come sarà arrabbiato lui o lei se non lo fate, allora avete un problema di confine. Se lo fate perché lo amate e non vi pesa, allora fatelo.
Può essere difficile per le persone riconoscere se stanno facendo qualcosa per una percezione di obbligo o per un sacrificio volontario. Ecco la prova del nove: chiedetevi “Se io smettessi di fare questo, come cambierebbe la relazione?” Se avete seriamente il timore di cambiamenti, questo è un brutto segno. Se malgrado le conseguenze sgradevoli, vi pare di poter smettere di compiere l’azione senza sentire in voi una grande differenza, allora è un buon segno.
Il motivo è che se c’è un problema di confine, allora avrete il terrore di perdere quella copertura reciproca di responsabilità dell’uno per l’altro. Se invece non c’è un problema di confine, vale a dire, state facendo un dono senza aspettarvi nulla, allora siete a posto con le eventuali ripercussioni per non averlo fatto. Una persona con confini forti non ha paura di uno scatto d’ira, di una discussione o di restare ferita. Una persona con confini deboli invece è terrorizzata da queste cose.
Una persona con confini forti capisce che è irragionevole aspettarsi che l’incastro fra due persone calzi al 100% e che l’una soddisfi tutte le esigenze che l’altra ha.
Una persona con confini forti capisce che fra due uno possa ferire i sentimenti dell’altro a volte, ma in ultima analisi non può determinare come l’altro si sente. Una persona con confini forti capisce che un rapporto sano non è quello in cui uno controlla le emozioni dell’altro, ma piuttosto quello in cui ogni partner sostiene l’altro nella crescita e nel percorso di auto-realizzazione.
Aggiornamento (dicembre 2013): Ho trovato le mie chiavi.
Tradotto da Paola Syava